di Carlo Barbagallo
Un milione di persone per le strade di Barcellona hanno protestato gridando “Libertat” e chiedendo la liberazione dei ministri della Generalitat e dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart finiti in carcere dopo la proclamazione dell’Indipendenza della regione: una marcia che si è snodata colmando di manifestanti oltre quattro chilometri dalla Sagrada Familia sino al mare. Momenti di emozione al calar della notte quando i manifestanti hanno acceso le luci dei cellulari girandoli verso il cielo creando un fiume luminoso. La marcia pacifica a poco più di due settimane dalla dichiarazione di Indipendenza votata dal parlamento di Barcellona: il Govern indipendentista è stato destituito dal premier spagnolo Mariano Rajoy con i poteri speciali dell’art.155 della Costituzione, il Parlamento Catalano è stato soppresso, Charles Puigdemont e 4 ministri in esilio a Bruxelles perseguiti da mandati di arresto e richiesta di estradizione. Il vicepresidente Oriol Junqueras e 7 ministri dietro le sbarre in penitenziari diversi, la presidente del Parlamento Carme Forcadell arrestata e rimessa in libertà dietro pagamento di una cauzione di 150 mila euro.
Una situazione che non ha vie d’uscita per quanto attiene l’Indipendenza della Catalogna: il premier spagnolo Mariano Rajoy ha usato il pugno duro prima ancora che i Catalani esprimessero la loro volontà pienamente, cercando di impedire che venisse portato a termine il Referendum indetto dal Parlamento regolarmente costituito. L’ultimo atto è stato Il provvedimento nei confronti di Carme Forcadell, 62 anni, che ha affossato definitivamente le istituzioni democraticamente elette della Catalogna. Componenti della Generalitat in carcere, il Governatore con i quattro ministri in esilio volontario a Bruxelles sono tutti accusati di “ribellione” e “sedizione” per avere cercato di portare avanti il progetto politico della Indipendenza catalana: la pena per questi “reati” arriva trent’anni di carcere. Da 20 anni a questa parte il Tribunale Supremo spagnolo non mandava in detenzione preventiva una politico con immunità.
E da Bruxelles Charles Puigdemont ha lanciato un appello “a tutti i democratici del mondo” affinché accorrano in aiuto della Catalogna: un appello che cade nel vuoto, in una Europa che più o meno silenziosamente approva l’operato di Mariano Rajoy, ignorando che metodi e sistemi adottati sono caratteristici di un regime dimenticato, quale che fu quello di Franco. I governi europei e dell’Ue si mostrano perfettamente in sintonia con il premier spagnolo Mariano Rajoy, l’opinione pubblica quasi indifferente alla “questione Catalana”, solo qualche quotidiano, come il Times di Londra, ha denunciato “I prigionieri di Rajoy”, e soltanto poche voci, come quella della canadese Naomi Klein, hanno definito “scioccante e sproporzionato” l’arresto dei membri del Governo catalano.
La lunga marcia di Barcellona di ieri (12 novembre) a conti fatti è stata una ulteriore dimostrazione della maggior parte dei Catalani, ma non riuscirà a cambiare lo stato delle cose, così come accade per tutte le manifestazioni pacifiche, ovunque esse si tengano.